Roma, 23 lug. - "A causa di una restrittiva ed illogica interpretazione da parte dell'Inps, l'Ape sociale, cioè la possibilità di andare in pensione anticipatamente grazie a determinati requisiti - viene negata a tanti nostri connazionali rientrati in Italia, solo perché sono titolari di pensione estera. In generale l'Ape sociale spetta a quei soggetti che abbiano maturato 63 anni di età, facciano valere un'anzianità contributiva di almeno 30 anni (in alcuni casi 36) - e siano disoccupati, disabili, caregivers o lavoratori 'usurati'. La legge richiede la residenza in Italia al momento della erogazione dell'Ape sociale, ma non prevede restrizioni geografiche per i precedenti periodi lavorativi. Restrizioni che sono però di fatto state introdotte da una inopportuna circolare interpretativa dell'Inps".

"Infatti numerosi nostri connazionali, rientrati in Italia dopo aver lavorato per alcuni anni all'estero, si sono visti negare o revocare l'Ape sociale solo perché titolari di pro-rata estero. Per di più non gli sono neanche stati conteggiati gli anni contributivi, maturati fuori dall'Italia. Per porre fine a questo trattamento discriminatorio abbiamo presentato congiuntamente, alla Camera e al Senato, una interrogazione al Ministro del Lavoro in cui chiediamo la concessione dell'Ape sociale anche in caso di titolarità di una pensione estera. Chiediamo inoltre di consentire la totalizzazione dei contributi italiani e quelli esteri ai fini del perfezionamento dell'anzianità contributiva richiesta dalla normativa stessa. Anche perchè molto spesso la prestazione estera è di importo irrisorio in virtù dei pochi  contributi versati all'estero. Ci aspettiamo una risposta sollecita e positiva per i nostri connazionali, dal Ministro Di Maio, responsabile della materia".

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