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La Newsletter di Laura Garavini

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2019: un anno di scelte. A tutela degli italiani nel mondo


Care amiche e cari amici in Europa,


Decisioni e cambiamenti. Il 2019 è stato l'anno delle scelte, con le quali costruire nuovi equilibri. A cominciare dal Governo. Abbiamo dato vita a un nuovo esecutivo, mandando a casa le destre sovraniste. Quelle che in pochi mesi avevano già fatto molti danni, economici e culturali. Indebitando il nostro Paese e sdoganando xenofobia e paura del diverso.
 
Oggi si tende a dimenticare velocemente. Ma fino ad agosto, appena quattro mesi fa, avevamo alla guida del Paese il governo peggiore e più pericoloso della storia italiana. Un ministro degli Interni che stava cambiando la politica in un brutto spettacolo su Facebook e su Instagram, spesso sulla pelle dei più deboli e dei più sfortunati. Un ministro degli Interni che, violentando la Costituzione, cercava di costringere il Presidente della Repubblica a sciogliere le Camere e ad indire nuove elezioni per soddisfare le sue ambizioni personali, sfruttando un periodo di sondaggi favorevoli. Una sorta di golpe, che per fortuna siamo riusciti a scongiurare.
 
Sono grata a Matteo Renzi che in quel momento ha avuto la lucidità politica di capire la gravità della situazione e di proporre una coalizione ed un Governo che poi si è realizzato. Tanti all‘inizio erano scettici e non era un percorso facile. Ma per il bene del Paese era l‘unica strada. Anche se il Governo può e deve migliorare, abbiamo raggiunto dei risultati importanti. Abbiamo evitato l‘aumento dell’IVA che avrebbe tolto tantissimi soldi dalle tasche degli italiani e soffocato la nostra economia, già in difficoltà. Abbiamo cambiato la politica per le famiglie e per le donne, cominciando a rendere l‘Italia un Paese un pò più moderno.
 
Abbiamo ridato all‘Italia una faccia di civiltà e umanità. La politica migratoria resta complicata. Ma innanzitutto abbiamo obbligato un piccolo gruppo di altri paesi europei, Germania e Francia in testa, ad aiutare l‘Italia rispetto ai profughi che arrivano.  E poi siamo riusciti a mettere fine a quello spettacolo indecente che, a meri scopi propagandistici, veniva messo in scena sulla pelle dei migranti ogni volta che arrivava una nave nei pressi delle coste italiane. Inoltre - last but not least - abbiamo di nuovo dato all‘Italia una faccia credibile a livello europeo ed internazionale.
 
Dato che questo Governo è al comando da neanche quattro mesi penso che sia un bilancio decoroso. Quando i media mettono in risalto i litigi su temi secondari cerchiamo di non perdere di vista le linee essenziali. Questo Governo può e deve migliorare, ma ha aiutato ad evitare che l‘Italia cadesse nel precipizio. Quel precipizio sull‘orlo del quale i principali giornali internazionali dipingevano il nostro paese solo pochi mesi fa.
 
È stato un anno di scelte difficili. Sto contribuendo a costruire una nuova forza politica: Italia Viva. Un partito che si impegna per un‘Italia moderna, per le donne, per la famiglia. Per una politica simile a quella che hanno realizzato i partiti di centrosinistra negli ultimi anni già in tanti altri paesi europei e che ora dobbiamo realizzare anche in Italia.
 
Come anticipato nelle mie ultime newsletter, la scelta del Pd di riconfermare un sottosegretario che sotto il Governo precedente con la Lega ha fatto molto male agli italiani all’estero, un sottosegretario di una forza politica concorrente, è stato per me il motivo principale. Perché con questa decisione sono state ignorate le richieste pressanti della base che aveva esplicitamente chiesto di non riconfermarlo. Ed in effetti, vedendo gli sviluppi delle ultime settimane riguardanti gli italiani all‘estero, non si può che dare ragione a questi cittadini! Era la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso. Anche perché già nelle settimane precedenti c‘erano state delle decisioni che esprimevano poco rispetto per la nostra comunità degli italiani nel mondo. Il tutto unito ad una cultura interna chiusa, spesso ostile fra una corrente e l’altra e con rapporti personali gerarchici, in cui le donne spesso erano tenute fuori dalle scelte e dai ruoli importanti.
 
Dentro ad Italia Viva stiamo cercando di creare un’altra cultura politica e personale. Una cultura delle gerarchie orizzontali, una cultura del rispetto personale, una cultura dell’ascolto e del dialogo, una cultura delle porte aperte. Insomma una cultura interna che è il contrario delle chiusure e dei caminetti esclusivi che purtroppo ho sperimentato troppo spesso. Questo, diciamolo, ha a che fare con la personalità di Renzi. Una personalità che corrisponde così poco all’immagine che gli viene attribuita dai media. Ho conosciuto diversi capi di partito nel corso della mia esperienza politica. E nessuno si è confrontato così spesso con i gruppi parlamentari come lui, promuovendo il confronto e ascoltando dibattiti fra di noi, per poi prendere delle decisioni sulla base di queste discussioni, invece che assumere decisioni dall’alto, esclusivamente in cerchi ristretti.
 
Anche nel contatto quotidiano con i parlamentari - cioè con i rappresentanti di voi cittadini - ho sperimentato delle grandi differenze negli ultimi anni. Con Bersani, ad esempio, era quasi impossibile avere un colloquio personale sui temi che mi premevano. Anche con Zingaretti dovevi provare numerose volte, anche per argomenti importanti per l’elettorato, poi alla fine ricevevi al massimo uno scarso sms. Voi mi conoscete e sapete che non è il mio modo di fare politica. Cerco sempre di essere aperta al confronto e di essere rispettosa delle persone che cercano di mettersi in contatto con me. Con Renzi condivido questo modo di fare. Tu cerchi un interlocutore a cui potere esprimere il tuo problema e puoi sempre essere sicura/o di avere una risposta. A volte si discute, a volte si è di opinioni diverse, ma almeno c‘è sempre una reazione veloce e rispettosa.
 
In Italia Viva sono accanto a grandi donne come Teresa Bellanova, Elena Bonetti, Maria Elena Boschi, Annamaria Parente, Lucia Annibali, Daniela Sbrollini, Valeria Sudano. E la vediamo allo stesso modo. Abbiamo voglia di un partito in cui le donne vengano prese sul serio, non solo nei discorsi di circostanza. Non a caso Italia Viva è il primo partito che ha messo in atto una conseguente parità di genere dopo la fondazione. Anche il vertice dei gruppi parlamentari sono conseguentemente paritari. Come Vicepresidente vicario del nostro gruppo in Senato sono fiera di esserne parte.
 
Inoltre in Italia Viva gli italiani all’estero hanno voce in capitolo. Come accaduto durante il governo Renzi, quando eravamo riusciti a esentare i pensionati all'estero dal pagamento di Imu e Tari. Investendo allo stesso tempo cifre importanti per lingua e cultura, per le rappresentanze di base e per il made in Italy.
 
Nella manovra di bilancio di quest’anno mi sono data da fare con la stessa convinzione affinché si rifinanziasse il Fondo cultura (è stato stanziato un milione per i prossimi tre anni) e aumentassero le risorse per i corsi di italiano offerti dagli enti gestori (500.000), come pure per gli organismi di rappresentanza: Comites (un milione) e CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all‘Estero, per il quale si sono stanziati ulteriori 500.000 euro, per ciascuno dei prossimi tre anni. I connazionali all'estero aumentano. E, pur avendo lasciato l'Italia, sono determinati nella loro volontà di contribuire allo sviluppo del Paese. Anche attraverso l'espressione del proprio voto.
 
Proprio per garantire l‘esercizio del voto dei connazionali all‘estero, in modo legale ed agevole, ho depositato un disegno di legge di riforma del voto nella circoscrizione estero. Proponendo un modello pensato per garantire la massima correttezza del voto per corrispondenza, attraverso l’introduzione di moderni sistemi tecnologici -  il blockchain - un meccanismo che applicato al voto per corrispondenza, può evitare brogli elettorali.
 
A tutela del diritto di voto degli italiani all'estero ho preso posizione anche contro la riforma costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari. Una riduzione che penalizza soprattutto gli elettori all'estero. Perché, nonostante l‘aumento dell‘elettorato del 20 per cento in 5 anni, i nostri rappresentanti in Parlamento vengono ridotti in modo molto più consistente di quanto non avvenga a livello nazionale. Un modo per zittire la voce degli italiani nel mondo. Per questo motivo, sono tra i promotori del referendum sulla riforma costituzionale. Referendum che si terrà nei prossimi mesi, dal momento che abbiamo raggiunto il numero di firme sufficiente per indirlo.
 
Ed è la stessa ragione per la quale ho sostenuto convintamente la mobilitazione promossa da ricercatori ed intellettuali italiani all'estero che, coordinati dal Professor Vito Gironda, hanno promosso una raccolta firme sulla piattaforma Change.org contro il taglio del numero dei parlamentari.
 
Gli italiani nel mondo non vanno penalizzati. Anzi vanno sostenuti. Anche nel caso in cui decidano di tornare. Su questo aspetto, ho avviato un proficuo canale di confronto con tanti nostri talenti all'estero. Attraverso convegni e momenti di incontro e confronto, sia in Senato che alla Camera dei Deputati. Scienziati, medici, imprenditori. Connazionali che hanno studiato nel nostro Paese. Ma poi si sono affermati all'estero. Con loro stiamo ragionando su una possibile proposta di legge che raccolga varie misure a favore del rientro. Perché ogni laureato che se ne va rappresenta una perdita netta per l'Italia che ha investito ingenti risorse per la sua formazione.
 
Intanto, grazie all’ottimo lavoro del collega Massimo Ungaro alla Camera, siamo riusciti a confermare gli incentivi per il Controesodo. Estendendoli anche a chi è rientrato nel 2019, ingiustamente escluso dalle misure del precedente Governo. Ma il sostegno economico non basta. Per il nuovo anno, stiamo preparando un pacchetto di misure proprio per favorire pari opportunità e maggiore conciliazione tra carriera professionale e vita privata. Due variabili che devono andare di pari passo, se si vogliono far rientrare i nostri talenti.
 
Il 2019, purtroppo, è stato caratterizzato anche dalla recrudescenza di alcuni fenomeni che pensavamo scomparsi per sempre. Parlo dell'antisemitismo. Del razzismo. Sono tornati ad esistere e, peggio ancora, ad essere tollerati a causa dell'atteggiamento criminale delle destre. Che, in Italia così come in tutta Europa, soffiano sulle paure dei singoli per averne un beneficio elettorale. Ma noi a questa colpevole retorica rispondiamo con maggiore Europa. Rispondiamo sentendoci ancora più cittadini europei. Credendo ancora di più nella necessità virtuosa di questa unione. Perché da soli non andiamo da nessuna parte. E la pensano così anche i giovani, il futuro dei nostri Paesi. Per ribadirlo, in qualità di Presidente dell'Intergruppo parlamentare Federalista Europeo, ho promosso un evento insieme ai Giovani Federalisti europei. Con un centinaio di ragazze e i ragazzi provenienti da tutta Europa ci siamo incontrati in piazza Montecitorio. Con canti, musiche e flash mob a tema europeo. Una bella piazza, colorata e allegra. Per dire che l'Europa è inclusione ed energia positiva.
 
Ed è proprio questa vitalità che dobbiamo usare come scudo contro i nazionalismi e i muri. Quest'anno abbiamo celebrato i trent'anni dalla caduta di quello di Berlino. Un evento fondativo per tutti noi europei. Che abbiamo ricordato in Senato con un convegno internazionale da me promosso nell'aula della commissione Difesa. Ma il vero modo per celebrare la caduta del muro è impedire che ne sorgano altri. Per questo, il 2019 si chiude con un compito per il nuovo anno. Una promessa di maggiore impegno, da parte nostra, istituzioni e cittadini, affinché sappiamo contrastare le suggestioni sovraniste. Siamo noi il primo, vero, argine alla deriva dei nazionalismi.
 
Buona fine e migliore principio.

 
Roma, 30 dicembre 2019
 
 
 
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