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Da dove vengo

Vengo da una famiglia umile, coltivatori di ciliegie a Vignola, in Emilia Romagna.

Sono nata lì, cresciuta lì, andata a scuola lì.

Mio padre, venuto meno troppo presto, mi ha dato la possibilità di essere la prima della famiglia a conseguire una laurea all‘università.

I soldi non erano mai tanti, ma ce la siamo potuti permettere grazie al sistema educativo pubblico.

Ho studiato all’ottima Università di Bologna, laureandomi con lode. Proprio grazie alla mia storia personale conosco il valore che ha una formazione pubblica di qualità.

L’istruzione che ho ricevuto e i valori che mi hanno trasmesso i miei genitori sul lavoro e la correttezza, sono stati per me una base importantissima per la mia vita.

Come pure il coraggio.

Mi è servito ad esempio nel 2015, quando esponenti di estrema destra hanno minacciato di farmi fuori dopo che ho denunciato la presenza di pagine Facebook inneggianti al fascismo.

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Un‘italiana europea

Più o meno subito dopo i miei studi mi sono trasferito all’estero per allargare il mio orizzonte, professionalmente ma anche culturalmente. Erano le settimane del crollo del muro di Berlino e mi sono trasferita in Germania.

Prima ho fatto diversi piccoli lavori tra cui anche corsi di lingua per i figli di italiani all‘estero.

Poi ho cominciato ad insegnare all‘Università di Kiel.

Trovo importante garantire un‘Europa dalle frontiere aperte, dove tutti possiamo trovare delle occasioni di lavoro e di studio, allargando il proprio orizzonte personale. Anche se - lo sappiamo bene tutti noi che abbiamo vissuto quest‘esperienza - all‘inizio ci sono tanti momenti di difficoltà.

L‘Europa delle frontiere aperte è una grande conquista, forse la più importante della nostra generazione. Difendere questa conquista è una cosa che mi sta molto a cuore.

Per quanto riguarda l‘Unione Europea la voglio più democratica e più sociale.

Qualche anno fa ho avuto l‘onore di tenere la laudatio al grande sociologo Jürgen Habermas, in occasione del conferimento del premio Georg-August-Zinn. Penso che ciò che lui ha scritto sull‘Europa sia la migliore guida per il futuro di questo continente.

Sono fiera che nel 2015 il Presidente della Repubblica tedesco, Gauck, mi abbia insignito dell‘onorificenza della Croce di Commendatore in quanto ‘costruttrice di ponti in Europa’.

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Non lasciare nessuno indietro

A Colonia alla fine degli anni 90 ho iniziato a lavorare ad un progetto per l‘integrazione degli stranieri. Sono stata responsabile del piano per l‘integrazione dei giovani lavoratori italiani.

Per creare delle opportunità a questi ragazzi ho collaborato sia con la Camera di commercio che con i Sindacati.
Questo periodo ha coinciso con le mie prime esperienze in iniziative pubbliche. Ne ricordo una, ad esempio, in cui insieme all’allenatore di calcio, Nevio Scala, abbiamo motivato i giovani italiani all‘estero a qualificarsi professionalmente.

Anche quelli meno fortunati nel loro percorso scolastico.

Successivamente sono stata responsabile di Patronato a Berlino, e sono venuta quotidianamente a contatto con le realtà sociali delle famiglie e dei pensionati italiani.

Sono molto grata alla vita di avermi dato la possibilità di conoscere da vicino tante realtà delle nostre comunità all‘estero - dai figli italiani nelle scuole primarie ai giovani ricercatori all‘Università, dai lavoratori, alle famiglie e ai pensionati.

Penso che chi vuole fare politica faccia bene a conoscere la vita vera della gente.

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Contro le mafie, anche in Europa

Dopo la strage della `Ndrangheta a Duisburg, ho fondato l‘associazione "Mafia? Nein danke!" (Mafia, no grazie) in Germania, insieme ad alcuni ristoratori.

Nel dicembre di quell’anno a Berlino abbiamo subìto una serie di estorsioni da parte della camorra. I camorristi hanno dato fuoco ad un ristorante ed hanno incendiato una macchina allo scopo di costringere i titolari reticenti a pagare il pizzo.

Noi abbiamo organizzato una catena della solidarietà fra i ristoratori e abbiamo dato vita ad una forma di collaborazione con la polizia tedesca. In alcuni ristoranti particolarmente a rischio avevamo organizzato una sorta di sorveglianza notturna, così da non lasciare soli i ristoratori, e proteggerli.

Proprio grazie alle nostre segnalazioni la polizia è riuscita a catturare i due camorristi responsabili che sono poi stati condannati a cinque anni di reclusione. Era la più grande ribellione contro la mafia fuori dall’Italia.

Oggi le mafie - quelle italiane, ma non solo - si sono internazionalizzate ancora di più.

Per questo anche l‘antimafia si deve internazionalizzare. In Parlamento sono stata capogruppo del PD in Commissione Antimafia.

Durante la Presidenza italiana del Consiglio Europeo, ho presieduto il Comitato per la lotta alla criminalità organizzata su base europea e internazionale.